Black Lives Matter, Kévin Reza: “Con le qualità di Froome, essere nero non mi avrebbe impedito di vincere il Tour. Ma il mondo reale è diverso dal ciclismo”
Kevin Réza parla del razzismo nel mondo del ciclismo. A differenza di quanto aveva fatto l’ex corridore americano Rahsaan Bahati, che in seguito alle proteste spontanee nate in tutti gli USA dopo l’uccisione di George Floyd, aveva parlato di un ambiente fortemente razzista, il francese della B&B Hotels – Vital Concept ha rivelato che la maggior parte del gruppo non è razzista. Il transalpino, infatti, nonostante sia stato lui stesso vittima di insulti razziali in ben due occasioni, ha dichiarato che quelli erano episodi isolati e che in dieci anni di professionismo non ha mai sentito di essere discriminato per il colore della sua pelle.
“Quei due incidenti erano isolati – ha spiegato a Velonews – Non credo che la maggioranza del gruppo sia razzista… anzi, è molto lontana dall’esserlo. Ad oggi non ho mai provato questo “malessere” in gruppo. A parte quei due casi isolati, non mi sono mai sentito a disagio perché sono nero. Non posso dire che il gruppo o parte di esso sia razzista, niente affatto. A parte quei due casi che ho citato, il mondo del ciclismo è molto sano. In 10 anni di professionismo non ho mai provato sensazioni negative a causa del colore della mia pelle”.
Il trentaduenne, però, ha anche spiegato che il mondo reale è diverso dal ciclismo e che lui non se n’era reso conto fino all’uccisione di George Floyd e alle successive prese di posizione di Lebron James, perché i team nei quali ha militato sono sempre riusciti a proteggerlo: “ Sono stato protetto, credo che le persone intorno a me nei vari team abbiano persino provato a farmi da scudo nei confronti di una certa realtà. Da un lato, riguardando indietro oggi, voglio ringraziarli. Da un altro punto di vista, però, credo che essere così protetto non mi abbia aiutato nel lungo termine perché mi ha nascosto la realtà. Trattare una tematica del genere è complicato. […] Forse allora le mie spalle non sarebbero state abbastanza forti per sopportare queste cose e avrebbero condizionato la mia carriera, o forse non sono stato preparato abbastanza a quello che stiamo vivendo oggi”.
Il discorso, poi, si chiude con un nuovo parallelismo tra ciclismo e vita reale: “Se avessi avuto le capacità di Froome, essere nero non mi avrebbe impedito di vincere il Tour. Sono professionista da 10 anni e ho avuto la carriera che ho avuto solo in base alle mie capacità. […] Quello che mi colpisce è lo stato in cui si trova la società che ci circonda. Ripeto, nel mio mondo non vedo razzismo, ma al di fuori è evidente che le regole non sono le stesse per tutti. E questa gente è stufa! Stufa di essere denigrata, stufa della gente che ha paura di noi solo per il colore della nostra pelle. Siamo cittadini come gli altri, abbiamo un lavoro come gli altri, paghiamo le tasse come gli altri e non capisco perché nel 2020 la società non vada avanti. Sembra di fare un passo avanti e due indietro, è inconcepibile”.
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